Equo compenso: CNA chiede chiarezza

Equo compenso: CNA chiede chiarezza

La Gazzetta Ufficiale n. 155 del 7 luglio 2014 sancisce l’entrata in vigore del  Decreto Franceschini che riordina, appesantendo, i compensi per copia privata afferenti alla legge sul diritto d’autore del 1941 e rivisti nel 2009 ove vengono fatte rientrare le cd. memorie digitali.

I paragoni sentiti in questi giorni ed apparsi su più giornali con paesi come gli USA o la Gran Bretagna ed altri paesi europei, non reggono in quanto si tratta di differenti ordinamenti, per Italia e Francia si parla di “Civil law” mentre per gli altri di “Common law” che prevedono la parzialmente diversa figura del copyright rispetto alla nostrana del diritto d’autore.

Il diritto d’autore si acquista a titolo originario con la semplice creazione dell’opera, espressione del lavoro intellettuale. Non è quindi necessario un deposito, una registrazione, né più in generale alcuna attività costitutiva del diritto. Ciò si spiega poiché il diritto d’autore tutela la forma espressiva (non l’idea) e nasce quindi con la stessa creazione, a differenza di quanto accade nella tutela brevettuale per le invenzioni industriali, dove il brevetto tutela la scoperta, l’invenzione ed il deposito ha valore costitutivo del diritto di esclusiva che viene attribuito.

Di recente, a seguito di modifiche, intervenute anche in applicazione di direttive europee per l’armonizzazione del diritto d’autore all’interno dell’Unione europea, oggi è protetto da tale diritto anche il software come opera letteraria e le banche dati che, per la scelta o per la disposizione, costituiscono una creazione intellettuale dell’autore. Quindi il diritto d’autore andrà a tutelare anche le cosiddette “app” spesso realizzate da artigiani digitali e di certo elemento importante della nuova economia digitale.

La SIAE, verso la quale saranno diretti i compensi derivanti dalla nuova normativa, per ciò che risulta da Bilancio 2013 ha un debito di oltre 700 milioni di euro verso gli associati e di oltre 150 milioni verso utenti diversi per compensi per copia privata ed un totale di debiti che supera il miliardo di euro. Sempre da bilancio la SIAE dichiara un valore della produzione di 155 milioni di euro con un risultato d’esercizio di un milione e mezzo di euro. Se questa manovra, come appreso da diverse fonti,  porterà nelle casse della SIAE in base a previsioni degli ultimi giorni, una cifra di circa  150 milioni di euro, è chiaro che si andranno a raddoppiare i proventi della società posta a tutela del diritto d’autore.

CNA ha avviato un’interlocuzione con il Ministero dei Beni Culturali e con gli uffici competenti in materia, al fine di comprendere come questi nuovi proventi, all’interno del bilancio della SIAE, andranno a vantaggio degli autori, anche di elaborati digitali, e se risulteranno impegnati anche nel processo di  digitalizzazione dei sistemi di verifica delle violazioni del diritto d’autore.

Saremmo poi ben lieti di poter ragionare insieme allo stesso Ministero ed alla stessa SIAE sulle ulteriori possibili finalità di utilizzo di quello che già a fine anno sarà una enorme plusvalenza di bilancio.

Crediamo fermamente che la SIAE dovrebbe, più di quanto ha dichiarato nei bilanci di previsione, investire in tecnologia, con applicativi che potrebbero supportare il lavoro di verifica del rispetto del diritto d’autore.

CNA intende proporre un incontro con il Ministero per comprendere la possibilità di istituire un fondo, finanziato in parte dalle risorse derivanti da questa manovra, destinato alla costituzione di start-up d’impresa o di prodotto digitale finalizzati alla promozione della cultura e del turismo e magari connessi al diritto d’autore.


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