Professionisti, le dieci proposte Cna alla politica

Professionisti, le dieci proposte Cna alla politica

Cna ha presentato dieci proposte a Governo e Parlamento per migliorare la vita dei professionisti. Revisione del regime dei minimi: elevazione della soglia di ricavo a 30.000 euro per l’accesso al regime, riduzione dell’aliquota di imposta sostituiva al 10%; Irap: definizione dei parametri necessari per l’esclusione dei professionisti dal pagamento Irap; formazione: deducibilità integrale delle spese di aggiornamento professionale; semplificazione: revisione delle attività riservate alle professioni ordinistiche anche utilizzando lo strumento della certificazione professionale come richiesto dall’Unione Europea; credito: garantire ai professionisti l’ammissione a bandi regionali, nazionali e comunitari, consentendone così l’effettivo accesso ai fondi europei; previdenza e welfare: riconoscimento di una effettiva tutela della malattia anche attraverso la sospensione dell’obbligo contributivo nei casi di malattie gravi e invalidanti; maggior sostegno alla maternità anche con l’eliminazione dell’obbligo di astensione dal lavoro; obiettivo di riduzione dell’aliquota contributiva al 24%, istituzione di una gestione previdenziale specifica per i professionisti; Europa: recepimento direttiva 2013/55/ue relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, garantendo diritti e opportunità alle professioni di cui alla legge 4/2013 anche tramite normazione tecnica e certificazione delle competenze.

www.cna.it/notizie/silvestrini-i-professionisti-possono-contribuire-riavviare-il-paese

CNA. OSSERVATORIO NAZIONALE PERMANENTE SULLE PROFESSIONI NON ORDINISTICHE

Nella vita quotidiana degli italiani il loro ruolo è in continua crescita. Dei servizi che offrono, alle persone e alle imprese, non si può più fare a meno. Sono i professionisti “non ordinistici”, vale a dire non organizzati in ordine o collegi. Dei quali si sa, però, ancora poco. Che cosa fanno? Come sono organizzati?A queste domande, e a molte altre, cerca di rispondere la Cna attraverso una indagine conoscitiva di tipo qualitativo condotta dall’Osservatorio professioni della Cna su un campione di circa 3mila professionisti che esercitano 29 attività diverse.

L’indagine targata Cna punta a far luce su un universo in costante e fortunato aumento, che non è stato frenato nemmeno dalla crisi. Tra il 2009 e il 2013, l’Inps rende noto che il numero dei professionisti “non ordinistici” lavoratori autonomi con partita Iva (operanti in via esclusiva o prevalente) iscritti alla Gestione separata dell’Istituto previdenziale è cresciuto del 19,1 per cento a fronte di un calo pari al 2,6 per cento dell’occupazione complessiva.

Il professionista “non ordinista” ha, in media, 46 anni di età. Possiede un alto livello d’istruzione: il 48 per cento risulta laureato e il 49 per cento diplomato. Cura in particolar modo la formazione professionale: otto su dieci hanno conseguito titoli specifici per esercitare, anche se oltre la metà di questi titoli non era obbligatoria ma diretta, esclusivamente, a elevare la competenza personale. Su dieci professionisti sei sono maschi. Più del 63 per cento svolge la propria attività in via prevalente, con un 14 per cento di imprenditori e poco più del 20 per cento dipendenti. Oltre la metà della partite Iva si avvale dell’apporto di collaboratori. Quanto al reddito, più della metà dei professionisti non arriva a 20mila euro l’anno lordi. A questo importo, francamente esiguo, va però fatta la tara: un terzo degli interpellati svolge altre attività, che integrano il reddito dichiarato prodotto dalla professione. In relazione alla clientela, un quarto dei professionisti può contare su un massimo di dieci clienti, più del 40 per cento non supera i venti e solo il 22 per cento ne ha oltre cento.

L’attuale disciplina dell’attività professionale “non ordinistica”, e in particolare la Legge 4/2013 che promuove l’autoregolamentazione volontaria e la qualificazione, viene promossa dall’86 per cento dei partecipanti all’indagine. Un plebiscito sul quale pesa anche l’attenzione prestata dai clienti al livello qualitativo dei servizi offerti dai professionisti: al 65 per cento di loro (un livello che sale all’80 per cento nell’offerta di servizi per la salute) è stato chiesto, specificamente, se sono in possesso di titoli che attestano la loro qualificazione professionale.


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