La Cna e il moderno artigianato bolognese, una storia lunga settant’an

La Cna e il moderno artigianato bolognese, una storia lunga settant’an

“Il 22 aprile del 1945, vale a dire il giorno dopo la Liberazione di Bologna, io e gli artigiani Diamanti Evaristo e Lanzi Luigi, per mandato del Comitato di liberazione nazionale, mi recai nella disciolta federazione fascista degli artigiani della nostra provincia in Strada Maggiore 29 a comunicare che quella sede era destinata alla nascente associazione democratica degli artigiani bolognesi”. Sono le parole di Armando Gagliani, il fondatore e primo presidente della Cna di Bologna, scritte di suo pugno in un documento del 1945. In queste parole è scritta la nascita di Cna Bologna. “Il 14 giugno – prosegue Gagliani – redigemmo l’atto costituivo e ci trasferimmo negli uffici di via Riva di Reno 76, la vecchia sede della Federazione provinciale fascista degli artigiani”.

Nei duri anni della ricostruzione
gli artigiani sono tra i fondatori della Fiera

Nei giorni e nei mesi successivi alla Liberazione, l’imperativo comune per l’Artigianato provinciale bolognese (A.P.B.), che poi divenne l’attuale Cna, era lavorare per la ricostruzione realizzando un diffuso sistema democratico. La guerra aveva distrutto oltre il quaranta per cento delle abitazioni, delle fabbriche, delle botteghe artigianali, delle infrastrutture della città. La prima faticosa attività dell’associazione era reperire la materia prima per gli artigiani, lottando aspramente contro l’accaparramento: occorreva ad esempio individuare la quantità di filato da assegnare ad ogni camiciaia e tappezziere. Ma anche assegnare le poche camere d’aria e le coperture per ruote di bicicletta, unico mezzo di locomozione possibile.

Pur tra queste immense difficoltà, gli artigiani ebbero la forza di organizzare nel 1946 la prima fiera del dopoguerra, in Sala Borsa, dedicata all’abbigliamento. Gli artigiani nell’immediato dopoguerra furono infatti tra i soci fondatori dell’Ente Autonomo Fiere di Bologna, che ebbe il riconoscimento giuridico nel 1956. Una scelta che si è rivelata lungimirante per tutta l’economia bolognese.

Negli anni ’50 gli artigiani
ottengono conquiste sociali 
e un sistema di welfare prima inesistente

Gli anni cinquanta  videro l’Apb impegnarsi per conquistare leggi che garantissero la tutela e la valorizzazione dell’artigianato. Nel luglio del 1956 venne approvata la legge 860 che definisce le “Norme per la disciplina giuridica dell’artigianato”, consentendo tra l’altro la nascita dei Comitati provinciali e regionali per l’artigianato. Sempre in quegli anni l’Apb conquistò il diritto al credito agevolato, alla pensione e all’assistenza sanitaria.

Gli artigiani insieme
sono più forti
Nascono i Consorzi

Negli anni ’60 si affermò la più rilevante intuizione politica ed economica dell’artigianato bolognese: i consorzi tra imprese. Le piccole aziende si aggregavano per essere più forti sul mercato. Acquisti collettivi di materie prime o semilavorati e acquisizione di lavori per i soci furono gli obiettivi primari dei consorzi. I primi consorzi a vedere la luce furono quelli tra falegnami, tra imbianchini verniciatori-decoratori, tra vetrai, e tra riparatori cicli). Oggi Cna associa ancora numerosi consorzi nati per accrescere la competitività delle imprese.

Gli insediamenti artigianali
nascono nel 1962
e si moltiplicano in provincia

Nella città distrutta dalla guerra ogni locale era sufficiente all’artigiano per poter lavorare. Il successivo imporsi dell’economia industriale rese indispensabili, per lavorare e produrre, spazi adeguati. Già nel 1962 la Cna aveva reso possibile la costruzione del primo villaggio artigianale in città, nel quartiere Santa Viola. Negli anni ’70 gli insediamenti si diffusero in tutta la provincia. L’insediamento della Cicogna a San Lazzaro venne inaugurato dall’allora Presidente della Repubblica Pertini. Migliaia di piccole imprese si sono avvalse di Cna per realizzare la propria espansione. Oggi le “cittadelle dell’artigianato” sono decine in tutta la provincia di Bologna.

Anni ’80: nuova sede Cna
nella torre di Kenzo Tange
Il progetto delle Botteghe di Transizione

Con gli anni ’80 la Cna orienta le sue energie migliori verso la qualificazione e lo sviluppo delle imprese: investe nella formazione. Prendono impulso le azioni per la nascita di nuove imprese grazie anche al progetto delle Botteghe di Transizione, che hanno consentito la nascita di 100 neo-imprenditori. Intanto, il 5 giugno del 1982, la Cna lascia la sua sede storica di via Riva Reno ed entra nella torre del Fiera District progettata da Kenzo Tange.

La Cna del 2000 e del futuro
Tecnologica, internazionale,
giovane e innovativa

Nel 2000 l’artigianato punta sulla qualità, sull’innovazione e la tecnologia. Crescono i progetti per l’internazionalizzazione in un mercato sempre più globale. Si impegna sul passaggio generazionale tra imprenditori, favoriti dal progetto sulla trasmissione di impresa. Si valorizza sempre più il Made in Italy, con progetti di grande successo quali il Cioccoshow e Regali a palazzo.

Oggi Cna ha 14.000 associati, di cui il 23% ha meno di 40 anni. Conta quasi 600 dipendenti, che lavorano in una trentina di sedi in tutta l’area metropolitana oltre alla sede provinciale del Fiera District.

E’ una Cna che guarda sempre più al futuro, ai giovani, alle start up. Con progetti innovativi presentati in questo 2015, quali: “Made in Bo”, la vetrina delle start up e “Verso il Futuro” in cui gratuitamente si consentirà ai giovani delle scuole superiori bolognesi di partecipare a corsi per diventare imprenditori.


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