Molti fabbricanti di dispositivi medici sono destinatari delle richieste da parte delle Regioni di pagamento del “payback” per le annualità che vanno dal 2015 al 2018.

 

Si tratta di un sistema che obbliga, in maniera retroattiva, a un esborso complessivo a livello nazionale di oltre due miliardi di euro, per colmare il superamento del tetto di spesa da parte degli enti regionali.

 

La misura stabilita dal Dm del ministero della Salute datato 6 luglio 2022 prevede che il superamento del tetto di spesa regionale per dispositivi medici sia posto a carico delle aziende fornitrici di dispositivi medici che hanno partecipato a gare pubbliche per tali forniture.

 

Insomma, dopo essersi aggiudicate legittimamente una gara, le imprese fornitrici sono costrette a concorrere con proprie risorse, e anni dopo l’aggiudicazione della gara, al ripianamento dello sfondamento del tetto di spesa regionale.

 

Per CNA si tratta di una norma ingiusta, che va modificata al più presto in quanto non tiene conto delle difficoltà crescenti dei produttori, a cominciare dal caro-energia, e mette a carico delle imprese fornitrici anche spese straordinarie sostenute per combattere l’emergenza Covid.

 

CNA Nazionale ha già presentato una proposta emendativa volta ad eliminare gli effetti negativi causati dall’attuazione del sistema del “payback”, che impone alle aziende la compartecipazione allo sforamento dei tetti di spesa sanitaria delle Regioni.


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