Dazi Usa, impatto negativo per sette imprese esportatrici su dieci
ven 08 ago 2025
L’introduzione dei dazi statunitensi avrà un impatto negativo per il 72% delle pmi bolognesi che esportano: il 40% delle imprese prevede un impatto negativo molto significativo, ovvero una riduzione degli ordini, dei margini e delle competitività; per il 32% sarà un impatto negativo seppur più limitato.
Già il 16% delle aziende ha registrato conseguenze economiche. Però le pmi stanno reagendo e il 44% delle aziende esportatrici sta ricercando nuovi mercati di sbocco. Alle Istituzioni nazionali e locali le piccole imprese bolognesi chiedono di promuovere l’accesso ai nuovi mercati, di offrire agevolazioni fiscali o finanziarie alle aziende penalizzate e di rafforzare il dialogo con gli Usa per ridurre l’impatto dei dazi.
Sono questi i principali risultati di un sondaggio realizzato da CNA Bologna su un migliaio di sue imprese associate che esportano prodotti. Sono soprattutto aziende della produzione (meccanica, legno e arredo, plastica, chimica, gomma ed elettronica), moda e agroalimentare. I problemi legati all’introduzione dei dazi peraltro colpiscono due settori, produzione e moda, che da almeno 18 mesi stanno già soffrendo per una crisi molto forte, testimoniata dall’aumento notevole nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Il Presidente Gramuglia: “Le nostre imprese stanno già pagando conseguenze”
“Come era facile prevedere, le nostre piccole imprese che esportano stanno già pagando conseguenze per l’introduzione dei dazi Usa e soprattutto sono molto pessimiste riguardo al futuro e prevedono che l’impatto sarà sempre più negativo – commenta Antonio Gramuglia, Presidente CNA Bologna -. Ma come era facile prevedere anche questo, le imprese non si arrendono, sono combattive e una su due già ha iniziato a guardare a nuovi mercati. Per sostenere questa spinta coraggiosa, CNA e le sue aziende chiedono all’Europa, al Governo ed alla Regione un sostegno, oltre ad agevolazioni per chi ha chiaramente subìto un danno economico”.
“E’ necessaria la riapertura di un tavolo export a Palazzo Chigi – prosegue Antonio Gramuglia – al quale possano partecipare le associazioni di categoria come CNA. Così come la creazione di una task force che aiuti le imprese ad andare all’estero, che operi sia a livello nazionale che locale e faciliti la ricerca di nuovi mercati. CNA ha già presentato alcune proposte nel corso della riunione convocata dal Ministro degli esteri Antonio Tajani sul tema dei dazi. In particolare, CNA ha proposto la costituzione un organismo per monitorare l’andamento del commercio tra i due paesi e l’applicazione dei dazi, organismo nel quale devono essere presenti anche le associazioni d’impresa. Inoltre, CNA ha indicato l’opportunità di rilanciare un piano di Mission for Growth da parte della Commissione UE finalizzato anche a individuare nuovi mercati, ed ha sollecitato l’esigenza di potenziare le risorse a ICE Agenzia”.
Ma il 44% sta già reagendo e cercando nuovi mercati di sbocco
Nel suo sondaggio, CNA Bologna ha chiesto innanzitutto quali sono i Paesi verso i quali le pmi bolognesi esportano i loro prodotti. L’88% ai Paesi dell’Unione Europea, il 52% proprio verso gli Stati Uniti (le aziende potevano dare una risposta multipla). Il 24% esporta nel Regno Unito, stessa percentuale 24% verso l’Asia. Il 20% in America Latina e il 16% in Medio Oriente e Nord Africa.
Una impresa esportatrice su due vende direttamente ai clienti esteri, il 60% esporta con una fornitura indiretta (es. subfornitura per clienti italiani che esportano), il 24% vende tramite distributori, agenti o filiali commerciali.
Il 20% delle aziende esportatrici ha un fatturato estero del 50% su quello complessivo, il 16% delle imprese con l’estero arriva al 40% del fatturato, il 12% con l’estero raggiunge il 70% del fatturato.
Quattro aziende esportatrici su dieci hanno prodotti o componenti inclusi tra quelli colpiti dai nuovi dazi statunitensi, il 48% non ha ancora un quadro chiaro.
Nel questionario, CNA ha chiesto che impatto prevedono le pmi bolognesi in seguito all’introduzione dei dazi. Il 40% prevede un impatto negativo significativo, ovvero una riduzione degli ordini, dei margini e delle competitività. Il 32% un impatto negativo seppur limitato.
La sua azienda ha già registrato conseguenze economiche legate ai dazi Usa, è stato chiesto nel sondaggio. Il 16% ha già avuto conseguenze e un 16% non ancora ma li prevede. Il 64% invece non ha ancora registrato conseguenze.
Hanno già reagito le pmi all’introduzione dei dazi? Il 56% è in attesa e sta aspettando l’evolversi della situazione. Ma un 44% si è già messo alla ricerca di nuovi mercati di sbocco.
E un sostegno alle imprese che vogliono accedere a nuovi mercati è proprio la principale richiesta che le pmi fanno alle Istituzioni nazionali e locali, lo chiede il 68%.
La richiesta del 64% delle aziende è di offrire agevolazioni fiscali o finanziarie alle aziende penalizzate dai dazi, mentre il 56% suggerisce al Governo di rafforzare il dialogo con gli Stati Uniti per ridurre l’impatto dei dazi.