Per una neo-impresa e un giovane imprenditore, questa crisi è durissima, anche più difficile da affrontare rispetto ad una azienda senior. Ma la voglia di ripartire e di non arrendersi è ancora prevalente tra i giovani. E non è il pessimismo il sentimento prevalente, bensì l’attesa, anche con un po’ di fiducia verso il futuro.

Lo dicono i giovani imprenditori Cna Bologna che, rispondendo ad un questionario dell’Associazione su un campione di 300 aziende, hanno scattato la fotografia della impresa giovane dopo questo secondo lockdown: fatturato calato dal 40 al 70% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, investimenti praticamente azzerati, difficoltà a portare innovazione.

Ma insieme a questi dati preoccupanti, ci sono anche risposte meno pessimistiche: per i prossimi 6 mesi la metà dei giovani prevede di mantenere una stabilità di fatturato e gli stessi dipendenti; in caso anche di lockdown totale la maggioranza crede comunque di poter resistere con ristori adeguati. Infine la domanda chiave: rispetto al futuro qual è il suo sentimento prevalente? Solo il 25% è completamente pessimista, il 15% ha comunque fiducia e il 60% ha un sentimento di attesa, spiegando che il problema principale non è l’oggi ma la difficoltà nel fare pianificazione aziendale.

“Questi risultati dimostrano che i giovani imprenditori e le neoimprese certamente sono tra quelle che hanno maggiormente sofferto della crisi economica conseguente alla pandemia – spiega Fabio Poli, presidente Cna giovani imprenditori Bologna – ma allo stesso tempo la voglia di fare, di innovare, di resistere e di ripartire non è ancora venuta meno tra gli imprenditori junior. Perché le imprese giovani hanno una forte propensione al cambiamento e una grande capacità di adattamento all’emergenza”.

“Cosa fare per reagire a queste difficoltà? – prosegue Fabio Poli –. Ce lo dicono gli stessi giovani imprenditori rispondendo ad alcune domande chiave. Innanzitutto la metà dice che  le risorse stanziate dal Governo per coprire la perdita di fatturato generato dalla crisi sono insufficienti. Ecco dunque il primo intervento urgente che dovrebbe mettere in campo il Governo. A questo vanno aggiunti anche una riduzione del carico fiscale a favore delle nuove attività nei primi tre esercizi d’imposta; l’ampliamento delle tutele introducendo per gli imprenditori quelle minime già previste per i lavoratori dipendenti (malattia, infortuno, genitorialità ecc.); una sburocratizzazione con effetto immediato per l’apertura di nuove imprese”.

Il questionario ha esplorato altri due aspetti che interessano giovani e neoimprese: quali sono gli interventi più urgenti che Regione o Comune devono mettere in campo? Il 60% non ha dubbi: defiscalizzazione per i primi anni di attività per le neoimprese. E un buon 40% aggiunge come sia assolutamente strategica una digitalizzazione della Pubblica Amministrazione per garantire risposte immediate alle imprese, visto che i dipendenti pubblici ora sono in larga parte in smart working.

E non può mancare uno sguardo all’Europa, in particolare a come devono essere indirizzati gli incentivi del Recovery Found. La maggioranza assoluta (86%) pensa occorrano per ridurre il cuneo fiscale, il 50% chiede una iniezione di liquidità reale ed immediata, il 45% ad una riduzione del costo del lavoro.

Scorrendo nel dettaglio i risultati del sondaggio, risulta dunque che il 43% dei giovani ha visto il fatturato ridursi dal 40% al 70% in un anno, un 17% l’ha mantenuto stabile, il 14% l’ha visto scendere dal 20% al 70% e un altro 14% addirittura diminuire oltre il 70%.

Per i prossimi mesi come dicevamo il 43% vede comunque una stabilità del proprio fatturato, mentre un 28% prevede un peggioramento ed un 15% un “grave” peggioramento rispetto ai sei mesi precedenti.

Sul capitolo investimenti il 43% non ne aveva programmati, il 35% invece li aveva programmati ma ha deciso di rinunciarci, solo il 14% dichiara che investirà nei prossimi mesi.

Il 65% degli intervistati afferma che per una giovane impresa questa crisi è più difficile da affrontare rispetto ad una azienda senior, per il 17% non ci sono differenze.

Il 57% ammette che in questa crisi è difficile per un giovane sviluppare quell’innovazione che è tipica di chi si affaccia all’imprenditoria.

Rispetto al futuro, per il 60% il sentimento prevalente è quello di attesa, aggiungendo che il problema non è l’oggi ma la mancanza di prospettiva per fare pianificazione aziendale. Il 25% è decisamente pessimista sul futuro, il 15% riesce ad avere comunque un sentimento di fiducia.

E’ stato anche chiesto come viene valutata la proroga del blocco dei licenziamenti ed il 50% pensa che sia utile ma solo nel breve periodo.

Come reagirebbe la sua attività ad un nuovo lockdown generalizzato? Il 57% pensa che potrebbe sopravvivere però solo con adeguate forme di ristoro, il 25% subirebbe conseguenze assorbibili nel medio periodo, solo il 7% dice che non ce la farebbe a sopravvivere. Infine una valutazione sull’attività di Cna rispetto ai giovani e alle neoimprese: quella di Cna Bologna viene ritenuta utile ed efficace dal 75% delle risposte.

“Si tratta di indicazioni molto precise e molto utili – conclude Fabio Poli – che consentiranno a Cna di calibrare le proprie politiche verso i giovani certamente a livello locale ma anche nazionale. I giovani imprenditori si confermano una forza vitale per la nostra economia, ascoltarli è un dovere e anche un contributo molto utile per chi ci governa ed amministra. La spinta all’innovazione che può arrivare dalla giovane impresa può essere una delle migliori medicine per guarire l’economia bolognese e nazionale da questa crisi che minaccia di durare a lungo”.

 


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