Invecchiamento attivo, una sfida, una necessità. Il convegno del Cupla
ven 08 nov 2019
Un invecchiamento attivo ottenuto grazie ad una maggiore attenzione alla salute, all'alimentazione ed a leggi regionali e nazionali che lo favoriscano.
Questi sono stati i temi del convegno organizzato a Parma il 7 novembre dal Cupla, il comitato dei Pensionati del Lavoro autonomo, al quale aderisce Cna Pensionati. Che a Parma era presente con una numerosa delegazione sia a livello bolognese che regionale.
"Siamo in cinque milioni in Italia - ha spiegato Giorgio Grenzi Presidente nazionale del Cupla - e insieme dobbiamo chiedere alle Istituzioni regionali e nazionali strumenti di legge che favoriscano l'invecchiamento attivo, in particolare puntando sull'autonomia dell'anziano e sulla sua autosufficienza".
I dati del resto sono evidenti, come ha dimostrato Paolo Monari, Presidente Cupla Emilia Romagna: nel 1982 le persone con più di 64 anni in Italia erano il 13,2% del totale, adesso sono il 22,6% e nel 2042 saranno il 32,8%; nel 1982 un italiano su 8 era anziano, oggi sono 1 su 4 e nel 2042 saranno 1 su 3. Gli anziani con più di 84 anni nel 1982 erano l’1% della popolazione e nel 2065 saranno il 10%.
Insomma la speranza di vita è aumentata di 20 anni, adesso per la donna è di 85 anni e per gli uomini di 81 anni. In Emilia Romagna gli over65 sono un quarto della popolazione, l’8% ha più di 80 anni. Occorre che l’anziano venga considerato una risorsa e non un soggetto fragile.
Il prof Marcello Maggio direttore della clinica geriatrica dell’azienda ospedaliera universitaria di Parma, ha indicato alcuni parametri per l’invecchiamento attivo. Innanzitutto in Europa la Liguria è la regione più anziana, ma anche l’Emilia Romagna è molto alta in graduatoria. L’Italia per rapporto tra giovani di 30 anni e senior di 60 anni è la seconda peggiore al mondo dopo il Giappone, quindi con pesanti conseguenze future per il sostegno previdenziale a chi smette di lavorare. Come aspettative di vita l’Italia in Europa è seconda solo alla Spagna.
Maggio ha diviso gli anziani in tre categorie: robusti, fragili e disabili. E’ sui fragili che occorre lavorare, quelli che magari hanno debolezze muscolari e memoria debole ma non sono ancora privi di autosufficienza. Prevenire prima di esser costretti a curare. Importante dunque almeno fare 150 minuti di attività fisica alla settimana, fare 10.000 passi almeno al giorno. I non autosufficienti in Emilia Romagna sono 220.000, in Italia 3 milioni e comportano 21 mld di euro di spese. Insomma prevenire fa anche risparmiare e molto. Infine un altro criterio per valutare se l’invecchiamento è attivo: se si percorrono 0.54 metri al secondo significa che ci sono problemi, se invece si percorrono 1,17 metri al secondo allora si è in forma. In Italia, ha concluso Maggio, ci sono 600.000 malati di Alzheimer e un milione e duecentomila malati di demenza senile. Perché la disabilità peggiore, alla fine, è quella del cervello.
La dr.ssa Marina Fridel dell’assessorato regionale alle politiche per la salute ha spiegato i progetti della Regione per la promozione della sana alimentazione, altro elemento fondamentale per invecchiare attivamente. E ha stimato che l’80% di tutte le malattie cardiache, ictus e diabete, oltre al 40% dei tumori potrebbero essere prevenute affrontando i principali fattori di rischio: tabacco, alcool, scorretta alimentazione, inattività, ipertensione e obesità. La strategia della Regione è quella di coinvolgere tutti gli attori della comunità locale in un progetto di comunità che punti a migliorare l’alimentazione, a partire dai ristoratori. Il progetto Gins (Gusto in salute) vuole proprio promuovere una ristorazione pubblica di qualità, gustosa e bilanciata dal punto di vista nutrizionale.