Invecchiamento attivo, una sfida, una necessità. Il convegno del Cupla

Invecchiamento attivo, una sfida, una necessità. Il convegno del Cupla

Un invecchiamento attivo ottenuto grazie ad una maggiore attenzione alla salute, all'alimentazione ed a leggi regionali e nazionali che lo favoriscano.

Questi sono stati i temi del convegno organizzato a Parma il 7 novembre dal Cupla, il comitato dei Pensionati del Lavoro autonomo, al quale aderisce Cna Pensionati. Che a Parma era presente con una numerosa delegazione sia a livello bolognese che regionale.

"Siamo in cinque milioni in Italia - ha spiegato Giorgio Grenzi Presidente nazionale del Cupla - e insieme dobbiamo chiedere alle Istituzioni regionali e nazionali strumenti di legge che favoriscano l'invecchiamento attivo, in particolare puntando sull'autonomia dell'anziano e sulla sua autosufficienza".

I dati del resto sono evidenti, come ha dimostrato Paolo Monari, Presidente Cupla Emilia Romagna: nel 1982 le persone con più di 64 anni in Italia erano il 13,2% del totale, adesso sono il 22,6% e nel 2042 saranno il 32,8%; nel 1982 un italiano su 8 era anziano, oggi sono 1 su 4 e nel 2042 saranno 1 su 3. Gli anziani con più di 84 anni nel 1982 erano l’1% della popolazione e nel 2065 saranno il 10%.

Insomma la speranza di vita è aumentata di 20 anni, adesso per la donna è di 85 anni e per gli uomini di 81 anni. In Emilia Romagna gli over65 sono un quarto della popolazione, l’8% ha più di 80 anni. Occorre che l’anziano venga considerato una risorsa e non un soggetto fragile.

Il prof Marcello Maggio direttore della clinica geriatrica dell’azienda ospedaliera universitaria di Parma, ha indicato alcuni parametri per l’invecchiamento attivo. Innanzitutto in Europa la Liguria è la regione più anziana, ma anche l’Emilia Romagna è molto alta in graduatoria. L’Italia per rapporto tra giovani di 30 anni e senior di 60 anni è la seconda peggiore al mondo dopo il Giappone, quindi con pesanti conseguenze future per il sostegno previdenziale a chi smette di lavorare. Come aspettative di vita l’Italia in Europa è seconda solo alla Spagna.

Maggio ha diviso gli anziani in tre categorie: robusti, fragili e disabili. E’ sui fragili che occorre lavorare, quelli che magari hanno debolezze muscolari e memoria debole ma non sono ancora privi di autosufficienza. Prevenire prima di esser costretti a curare. Importante dunque almeno fare 150 minuti di attività fisica alla settimana, fare 10.000 passi almeno al giorno. I non autosufficienti in Emilia Romagna sono 220.000, in Italia 3 milioni e comportano 21 mld di euro di spese. Insomma prevenire fa anche risparmiare e molto. Infine un altro criterio per valutare se l’invecchiamento è attivo: se si percorrono 0.54 metri al secondo significa che ci sono problemi, se invece si percorrono 1,17 metri al secondo allora si è in forma. In Italia, ha concluso Maggio, ci sono 600.000 malati di Alzheimer e un milione e duecentomila malati di demenza senile. Perché la disabilità peggiore, alla fine, è quella del cervello.

La dr.ssa Marina Fridel dell’assessorato regionale alle politiche per la salute ha spiegato i progetti della Regione per la promozione della sana alimentazione, altro elemento fondamentale per invecchiare attivamente. E ha stimato che l’80% di tutte le malattie cardiache, ictus e diabete, oltre al 40% dei tumori potrebbero essere prevenute affrontando i principali fattori di rischio: tabacco, alcool, scorretta alimentazione, inattività, ipertensione e obesità. La strategia della Regione è quella di coinvolgere tutti gli attori della comunità locale in un progetto di comunità che punti a migliorare l’alimentazione, a partire dai ristoratori. Il progetto Gins (Gusto in salute) vuole proprio promuovere una ristorazione pubblica di qualità, gustosa e bilanciata dal punto di vista nutrizionale.

 


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