Nonostante l’emergenza pandemia e la conseguente crisi economica, le aziende bolognesi sono sempre alla ricerca di personale tecnico, ancora insufficiente per il fabbisogno delle imprese.

 

Lo conferma un questionario Cna Bologna tra le imprese della produzione (meccanica, legno, chimica), degli impianti (idraulici, elettricisti, manutentori caldaie) e dei servizi (autoriparatori, imprese di pulizia, tintolavanderie).

 

In un campione di un migliaio di queste aziende, ben il 79% ha risposto che è sempre difficile trovare personale per le proprie attività. Il 10% ha affermato che adesso non è un problema, ma appena la crisi sarà superata tornerà ad essere difficile trovare il personale adatto. Solo il 5% ha risposto che il problema oggi è il personale in esubero e il 2% che non ha più difficoltà a trovare personale.

 

“I risultati sono molto chiari – spiega Antonio Gramuglia, Vicepresidente vicario di Cna Bologna e lui stesso titolare di un’azienda della produzione -. La maggioranza degli intervistati ha bisogno di tecnici specializzati. Ci vogliono gli investimenti previsti dal Governo, ma anche un cambio di passo culturale, ridare alla cultura tecnica dignità e prestigio. Le pmi e le attività artigiane hanno bisogno di giovani preparati ed entusiasti di imparare l’arte del fare e sono pronte a trasmettere le proprie esperienze”.

 

Nel questionario è poi stato chiesto quali caratteristiche dovrebbe avere il personale di cui si segnala la mancanza. Il 54% delle imprese ha bisogno di tecnici specializzati, il 21% li assumerebbe anche senza specializzazione, il 12% cerca addetti anche senza esperienza, il 3% di tecnici laureati ad elevata specializzazione.

 

Quali i motivi di questa difficoltà a reperire personale? Le imprese non hanno dubbi, per il 61% i giovani pensano che nelle aziende di questi settori si faccia troppa fatica. Per il 40% perché i giovani non sono interessati ad entrare in queste aziende. Il 30% lo spiega con l’assenza di scuole adatte a formare personale per questi settori. Il 28% perché i giovani non sono informati delle opportunità per chi lavora in queste imprese. Il 27% perché la scuola non orienta gli studenti verso questi settori.

Le imprese insomma puntano l’indice contro un orientamento che non sa valorizzare la piccola impresa, non la sa raccontare come adesso è veramente: aziende molto tecnologiche in cui i dipendenti non devono faticare in tuta al pezzo ma spesso in camice controllano computer che fanno funzionare i macchinari.

 

Da dove provengono dunque i dipendenti attualmente al lavoro nelle aziende “tecniche”: la maggioranza, il 42% da istituti superiori tecnici; il 37% dalle scuole medie inferiori; il 31% dagli istituti superiori professionali; il 21% da scuole medie inferiori a cui è seguito un percorso di formazione professionale. Nel 10% delle aziende sono presenti laureati.

 

L’ultima domanda rivolta alle imprese chiedeva quale consiglio darebbe a chi esce dalla scuola media inferiore. Il 55% non ha dubbi e consiglia un istituto tecnico, il 21% un istituto professionale, l’8% un ente di formazione professionale, il 3% un liceo.

 

“Cna consiglia ai giovani di prepararsi al mondo del lavoro seguendo le proprie inclinazioni – prosegue Antonio Gramuglia – e di riflettere con attenzione sul fatto che non solo gli ingegneri, gli architetti o i supermanager hanno soddisfazione dal proprio lavoro. Ci sono mestieri ed attività in proprio che, oltre a dare ottimi risultati di reddito, permettono di lavorare con grande soddisfazione sviluppando la propria capacità di saper realizzare un prodotto oppure un servizio e contribuendo a costruire un modello di sviluppo sostenibile. Le loro future aziende potranno essere protagoniste nella tutela dell’ambiente, nel risparmio energetico, nell’economia circolare e nella riqualificazione urbana. Le imprese artigiane sono da sempre aziende di comunità che mettono al centro del loro modello di produzione le persone, con un’attenzione straordinaria al territorio nel quale sono radicate”.

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