CNA ha promosso un’indagine per raccogliere le opinioni circa l’azione realizzata fin qui dal Governo e le mosse da adottare per fare in modo che il Sistema Italia esca al più presto dalle secche di una crisi epocale che, nonostante siano trascorsi poco più di due mesi dalla sua esplosione, appare oggi molto più grave di quella del 2009.

Il sondaggio è stato somministrato alle imprese tra il 20 e il 26 aprile, a una settimana dall’avvio della cosiddetta “fase 2”.

Al sondaggio hanno partecipato circa 14mila imprese. L’alta partecipazione conferma quanto il sistema produttivo si senta in pericolo e voglia essere coinvolto nella elaborazione delle scelte da compiere per il prossimo futuro.

Il campione di imprese che ha partecipato all’indagine è altamente rappresentativo del sistema dell’artigianato e delle micro e piccole imprese. I settori con maggior peso sono infatti le attività manifatturiere (34,0% tra moda, alimentare, legno/arredo e altre attività di produzione), le costruzioni (20,8%), i servizi per la persona (19,7%). Rilevante è poi la presenza delle imprese del commercio (11,0%) e di quelle che operano nel settore dell’alloggio/ristorazione e altre attività connesse al turismo (5,7%) che nel seguito verrà indicato semplicemente come “Turismo”.

L’88,0% delle imprese meno di dieci addetti (micro), di queste il 43,9% rientra nella classe 1-4 addetti mentre quasi un terzo (il 29,2%) non ha dipendenti e/o collaboratori.

Il 66,7% delle imprese ha sospeso completamente l’attività dopo il 23 marzo mentre la restante quota di imprese ha potuto continuare ad operare o perché inclusa nel novero dei settori di “utilità essenziale” (20,7%), o perché ha fatto comunicazione al Prefetto (in questa fattispecie, pari 7,1%, rientrano le imprese che operano nelle filiere dei settori di utilità essenziale) o perché si è organizzata tramite le consegne a domicilio (5,6%).

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