Rendere inefficace e inutile una misura disegnata per sostenere l'internazionalizzazione delle piccole imprese. Trasformare un incentivo in un premio a sorte, un altro click day alle porte. È quanto si prospetta per il credito d'imposta a favore delle Pmi che partecipano a fiere internazionali. La norma è tra le principali novità del Dl crescita che ha ripreso l'iter di conversione alla Camera. Il provvedimento fa parte del pacchetto di interventi a favore dell'export e prevede un beneficio fiscale nella misura del 30% delle spese sostenute da micro e piccole imprese per partecipare a eventi fieristici internazionali che si svolgono all'estero. Una misura molto pubblicizzata dal governo e che sta alimentando aspettative nel mondo delle imprese.

L'intervento copre, per il 2019, le spese per l'affitto e l'allestimento degli spazi espositivi, le attività pubblicitarie, di promozione e comunicazione connesse alla partecipazione fieristica. Il beneficio fiscale riconosciuto è pari al 30% dei costi sostenuti dall'impresa fino a un massimo di 60mila euro. Un'azione concreta e mirata per sostenere la crescita delle Pmi sui mercati internazionali. Purtroppo il rischio è che si tratti dell'ennesima delusione. Se non interverranno sostanziali modifiche al Dl crescita nell'iter parlamentare saranno vanificati i buoni propositi.

Alla Cna hanno fatto un po' di calcoli e i conti non tornano, sia in termini di risorse, sia analizzando i criteri e le modalità di concessione del credito d'imposta triennale. "La dotazione finanziaria per il beneficio fiscale ammonta a 5 milioni di euro, largamente insufficiente a fronte della platea delle imprese. Ma anche le modalità e i criteri per assegnare il credito d'imposta rischiano di trasformare la misura in un'altra lotteria, dove vince il più fortunato", spiega Roberta Datteri, vicepresidente nazionale della Confederazione con delega alle Politiche per l'internazionalizzazione.

Le imprese esportatrici italiane sono circa 200mila e di queste oltre 131mila hanno un organico fino a 9 addetti e quasi 35mila hanno tra 10 e 19 dipendenti. Insomma, rappresentano la spina dorsale del sistema imprenditoriale che esporta e porta nel mondo il Made in Italy.

"Aprirsi a nuovi mercati per queste decine di migliaia di aziende è un investimento strategico e poter contare o meno sul credito d'imposta diventa un elemento dirimente nelle scelte imprenditoriali - sottolinea Roberta Datteri - Considerata l'esiguità della dotazione finanziaria, però, il rischio è che a beneficiare dell'agevolazione siano poche decine di imprese, un'inezia rispetto alla platea di potenziali beneficiari. Sono quindi necessarie alcune modifiche per non ridurre un intervento di sistema a una lotteria. La strada più efficace è aumentare sostanzialmente la dotazione finanziaria del provvedimento. Al tempo stesso è ipotizzabile una riduzione del limite massimo del contributo e una riduzione della tipologia di spese ammissibili limitandole a quelle direttamente riconducibili all'evento fieristico.  Nella individuazione, poi, delle fiere internazionali da includere nell'elenco a cui si farà riferimento, è fondamentale il coinvolgimento delle associazioni di categoria. Così facendo si amplierebbe la platea dei beneficiari e si eviterebbe - conclude la vicepresidente nazionale di Cna - di trasformare un incentivo nell'ennesima illusione".


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